lunedì 10 febbraio 2014

L'autostrada 6

Sono cresciuto tra le donne. Madri, nonne, sorelle, zie, cugine, mogli. Tra i parenti vicini di sesso maschile annovero uno zio, un paio di cugini e Pongo, il mio primo cane. Oggi vivo con una donna, le sue due figlie e un cane (Pea, ovviamente femmina). Non ho idea di cosa voglia dire, esattamente, essere un uomo.
Quando accompagnai a Pisa Nicole, la piccola di Franca, e Bruno Neri vide quanta fatica mi costasse il distacco, diede di me la migliore definizione. Disse: "Tu non sei un papà e non sei una mamma. Tu sei un mammo". Aveva ragione.
Non mi hanno mai fatto ridere le battute sessiste. Non ho mai creduto che le donne al volante siano un pericolo (le statistiche provano il contrario). Trovo patetico il celodurismo di riporto di tanti frustrati sessuali. Non mitizzo le donne (le conosco). Ma gli uomini... che patetici sbruffoni!
Quella che qui racconto è la storia di un uomo convinto che una donna non possa fare a meno di lui, e che per questo l'ammazza

Io vado a ottanta all’ora lungo l’autostrada sei
Sulla corsia di destra senza
allontanarmi troppo dal guardrail
Si dice chi va piano va lontano e poi lo sai
Che in tutta la mia vita contromano
io non sono andato mai

Mi ha detto anche tua madre
che conservi ancora una fotografia
Di me di te tuo padre mia sorella e Margherita sai tua zia
Insieme in pizzeria là sotto casa alla Bella Napolì
Con l’incerata rosa e roba fresca senza trucchi o intingolì

Quel bel vinello fresco fatto in casa che da solo ti va giù
Ma senza esagerare com’è giusto
un dito a testa o poco più
Avevi un bel sorriso e quel vestito verde che hai cucito tu
Con la spallina che non ne voleva mai sapere di star su

Difficile davvero immaginarti più felice di così
Col nostro ferramenta
e poi gli amici e lo scopone al giovedì
Davvero credi d’esser più serena adesso che vivi con lui
Ed hai dimenticato la tua casa tuo marito ed anche i tuoi

Non serve sorpassare la mia uscita
è sei chilometri da qui
Starò tranquillo in coda con prudenza
fino al bivio Mondovì
Poi prendo la statale e intanto penso alla faccia che farai
Tu che credevi che lì a casa sua non ti avrei trovata mai

Due colpi poi due baci poi due colpi infine l’ultimo per me
In tutto fanno sette
come gli anni che ho vissuto insieme a te
Dovrebbero spiegare a st’incosciente
che da destra non si può
Qui tutti pensan d’essere piloti poi s’ammazzano però

Io non ho mai capito a cosa serva
andare a più di cento all’or
Perché la gente corre scappa cerca
chissà che cos’altro ancor
Tra un poco amore mio torneremo insieme noi nell’aldilà
Ci pensi noi per sempre
se non questo che vuol dir felicità?

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